I SEGRETI della voce ESTREMA: la vocal coach ANGELA CASTELLANI spiega senso e dietro le quinti di SCREAM, GROWL e molto altro…

di Angela Volpe

La video-intervista!

I primi accenni di vocalità estreme, in particolar modo scream e growl, sono emersi già negli anni 70, ma come primo esempio di vocalità estrema menzionerei Chuck Shuldiner, che fondando i Death ha dato il nome a un nuovo genere musicale, il death metal per l’appunto. Da lì in poi molti cantanti si sono avvicinati a questo stile, emulando queste vocalità, spesso senza alcun tipo di formazione, pensando che occorra semplicemente urlare o grattare la voce. Al contrario, le vocalità estreme richiedono conoscenza e utilizzo di tecniche specifiche che tu hai approfondito, ci racconti le tue esperienze in merito?

Diciamo anzitutto che io nasco come cantante rock e metal, il mio percorso vocale inizialmente si è sviluppato in quel campo stilistico, e sono sempre stata molto attratta da quelle voci che vengono definite “perturbate, sporche, sabbiose” dato che il segnale vocale non è generalmente pulito e cristallino. In particolare io ho sempre amato le voci rock calde ma graffianti ed aggressive allo stesso tempo, posso nominarti come esempi massimi del mio gusto personale voci come quelle di David Coverdale, Eric
Martin, Janis Joplin. Mi sono sempre chiesta come potessero avere quei colori e quella gamma di effetti che mi piacevano tantissimo ma che un po’ per paura un po’ perchè ero all’inizio non sapevo come riprodurre. Tieni conto che 25 anni fa, quando io ho iniziato, in Italia non si parlava di distorsione vocale, benchè ci fossero esempi anche nostrani di esperimenti nel campo come quelli svolti ad esempio da Demetrio Stratos. Ma gli insegnati di canto ben si guardavano dall’insegnarlo perchè non sapevano
come farlo e perchè questi tipi di vocalità sono sempre stati considerati pericolosi e nocivi e di serie B. Così ho iniziato un percorso di studi prima negli USA poi in Spagna e in Italia per approfondire anzitutto l’anatomia e la fisiologia della voce e per capirne il vero funzionamento, e li, mi si è aperto un mondo che tutt’ora mi piace monitorare e continuare ad esplorare attraverso corsi e studi. Nel 2009 quando già insegnavo da circa 5 anni e avevo allievi che cantavano rock e metal e che contemporaneamente facevano diventare me allieva, nel senso che studiando e correggendo i loro difetti potevo iniziare a formulare un’idea per un percorso didattico ad hoc per quel tipo di vocalità, i miei studi sono convogliati in una tesi che ho presentato all’esame finale del master in Vocologia Artistica, master di alta formazione diretto dal Dott. Franco Fussi e dalla Dott.ssa Silvia Magnani presso il distaccamento ravennate della facoltà di medicina e chirugia dell’università di Bologna. La mia tesi era uno studio che voleva portare anzitutto all’affermazione dell’esistenza delle vocalità estreme e del fatto che sempre più allievi volessero approcciarsi a questo tipo di vocalità che purtroppo sino ad allora non era mai stata considerata seriamente dalla didattica e dagli insegnanti, e far riflettere sui rischi che questo rifiuto comportava, ovvero quello di farsi male, di non cantare più di trovarsi di fronte ad una schiera di disfonici cronici ecc…ho voluto inoltre rendere noti anche gli aspetti emotivi legati alle vocalità estreme come ad esempio
il fatto che questi cantanti si sentissero abbandonati, diversi e di serie B, perchè non facevano Jazz o Soul o Lirica. Poi ho realizzato e riportato un piccolo esperimento con dei cantanti estremi “non educati” che nel mio studio hanno eseguito determinati esercizi sotto il mio controllo e seguendo determinate indicazioni, ho misurato secondo determinati parametri fisici e acustici le varie performance pre-educazione e post esercizi mostrando che lavorando sulla respirazione, sulla postura e sull’articolazione si potevano ottenere degli ottimi risultati e da li ho formulato una proposta didattica di educazione per gli stili estremi partendo dal puro Growl del death metal e dallo Scream del Black metal. Poi nel tempo, per fortuna, l’argomento ha ricevuto maggiori attenzioni tanto che lo stesso Dott. Franco Fussi in occasione di un convegno nazionale sulla voce artistica ha parlato dell’argomento e ha proposto e condotto alcuni studi specifici su quelle che oggi vengono chiamate sonorità sovraglottiche.

Nell’uso comune, si è portati a pensare che per i cantanti di generi come ad esempio black o brutal metal, non sia necessario intraprendere un percorso “scolastico”, poichè quando si pensa alle lezioni di canto si pensa solo al canto melodico, lirico o moderno. Che rischi corrono i cantanti che utilizzano questi stili vocali senza una tecnica di base?

Si purtroppo questo pensiero, è ancora abbastanza comune soprattutto in Italia, nonostante negli ultimi anni gli studi siano progrediti grazie anche al contributo di esperti di livello internazionale o di foniatri e studiosi interessati all’argomento. Poi purtroppo nell’immaginario comune e dei meno esperti vige ancora quella regola che, se qualcuno canta in un gruppo rock o metal in automatico il cantante ti può insegnare come si fa. Cosa pericolosissima dal punto di vista vocale perchè magari anche quella persona semplicemente segue un’istinto naturale ma non sa esattamente come fa a produrre un certo effetto, quindi figuriamoci se può spiegarlo ed insegnarlo a qualcun’ altro. I rischi che si corrono nel capitare nelle mani
sbagliate, o affidarsi all’imitazione non controllata o a volte anche ai tutorial di youtube, sono esattamente gli stessi, ovvero quello di creare lesioni più o meno gravi alle corde vocali e alle strutture della laringe
che vengono coinvolte e fatte vibrare quando si parla di distorsione vocale. Le lesioni comportano afonie, incapacità di controllare lo strumento vocale in generale, scarso controllo della muscolatura intrinseca della laringe e dunque insufficienze adduttorie ed infine l’insorgenza di disfonie dovute a patologie più o meno gravi come noduli, polipi, edemi che possono richiedere come soluzione anche interventi chirurgici e riabilitazione logopedica… Con la voce indipendentemente dal genere non si scherza, per questo è importante affidarsi ad un insegnante qualificato che possa assicurare e mostrare la propria competenza non solo a parole.

Secondo te, le vocalità estreme sono solo uno stile e un effetto da utilizzare successivamente all’acquisizione di una tecnica vocale tradizionale oppure può esistere un bravissimo cantante growl che però non sa intonare una melodia? Intendo dire: un cantante moderno non è per forza un lirico, in quanto si tratta di due tecniche e stili differenti; un cantante “estremo” invece, deve conoscere anche il canto melodico moderno?

In fisiologia e nella musica si parla di “eufonia” ovvero del raggiungimento del suono migliore per una determinata voce in un determinato stile e per quel particolare soggetto che emette il segnale. Quando parlo di suono migliore non intendo un suono che sia gradevole dal punto di vista estetico, ma intendo un segnale che sia realizzato nel maggiore rispetto di quelle che sono le strutture dell’apparato fonatorio e respiratorio, di un segnale la cui produzione abbia un costo a livello muscolare, sì adeguato all’energia che
richiede lo stile, ma il più possibilmente conservativo della salute dei muscoli stessi e di tutte le strutture deputate alla fonazione. Il raggiungimento dell’eufonia individuale avviene ovviamente attraverso la guida dell’insegnante ma anche attraverso un processo di educazione dell’allievo alla propriocezione. Questa educazione può solo avvenire solo se l’allievo conosce prima teoricamente e poi praticamente come funziona il proprio corpo. Dunque, posso dire che non è necessario che un cantante estremo sappia eseguire un brano di Frank Sinatra ma è necessario che conosca quali sono i meccanismi che governano la sua voce. La tecnica di base e dunque come si respira, come si gestiscono gli spazi e le strutture della laringe, come funzionano le cavità di risonanza, gli organi di articolazione sono tutte cose che accomunano il cantante “normale” a quello estremo, e sono nozioni assolutamente imprescindibili dallo
stile. Dunque, non è necessario ripeto sappia intonare un brano pop piuttosto che jazz, ma dal mio punto di vista il fatto di saperlo fare può conferire maggiore coscienza e abilità diverse anche nel cantante
estremo. Personalmente, quando inizio un percorso con un allievo preferisco fare in modo che comunque sappia fare anche questo e che possa avere la possibilità di scegliere se farlo o no. Se pensiamo a cantanti
estremi come Corey Taylor degli Slipknot o Chester Bennington dei Linkin Park il saper cantare anche in pulito è fondamentale, certo se poi uno vuole impostare la propria vocalità alla Angela Gossow o alla Dani Filth di sicuro il pulito non serve. Però immagina di dover fare un provino per una band e di saper fare solo una delle due cose, questo magari potrebbe costarti il posto, dunque io preferisco insegnare entrambe le cose e fornire più strumenti possibili.

La formazione degli allievi però, passa dalla formazione degli insegnanti. Secondo la tua esperienza e opinione, esistono percorsi formativi validi per gli insegnanti di questo tipo di tecniche?

Diciamo che sia a livello nazionale che internazionale negli ultimi dieci anni sono fiorite scuole, corsi, corsi per insegnati che insegnano agli insegnati e cose varie, che personalmente non amo particolarmente.
Io sono tutt’ora un amante estrema della scienza e di chi la pratica nel quotidiano, per cui se fossi un insegnante che si vuole formare in questo campo anzitutto farei riferimento a corsi specifici organizzati da foniatri che si occupano dell’argomento, in prima istanza per poter comprendere in maniera effettiva di cosa si tratta, e poi per avere gli strumenti che possono farmi capire se un corso tenuto eventualmente da un insegnante che si dice specializzato è veramente valido o no. Poi devo dire che esistono corsi, seminari che promettono di insegnare queste tecniche in 1/2 giorni, ma la realtà dei fatti è che questo non è vero. Anche io organizzo incontri, ma lo faccio per avvicinare l’utente all’argomento, cercando di illustrarne la
complessità. Il seminario, può mostrarti semplici esercizi, semplici trucchi per realizzare un effetto ma la realtà è che se poi non si pratica, non si ascolta questo genere musicale, non si approfondiscono la varietà
enorme di effetti che si possono avere, non si è seguiti da un insegnante qualificato la cosa rimane fine a se stessa.

Ritieni che il livello generale di formazione degli insegnanti di canto in Italia sia tale da garantire l’insegnamento corretto e senza rischi agli allievi?

Per quanto riguarda la vocalità lirica ovviamente l’unico percorso è quello del Conservatorio, che però da qualche anno si è aperto anche a discipline più moderne come il jazz. Ma come dicevo poco fa, le parole o i curriculum valgono molto poco, valgono i fatti e la realtà oggettiva. Di sicuro in Italia e all’estero esistono percorsi di formazione di livello molto alto che possono formare in maniera completa un eventuale insegnante. Diciamo che non tutti seguono questa strada perchè lunga, faticosa e anche costosa.
L’insegnamento dal mio punto di vista è una vocazione, è una missione, richiede un’etica professionale che purtroppo a volte manca nel concreto della realtà che viviamo attualmente, spesso vige più la logica della quantità che della qualità che si traduce nel “un bravo insegnante ha tanti allievi” e poco importa se la formazione dell’insegnante è magari carente o a volte sostanzialmente inesistente. Negli anni purtroppo mi è capitato di lavorare con casi estremi di allievi evidentemente disfonici ma provenienti da esperienze di anni di studio con lo stesso insegnate che attribuiva all’emotività l’incapacità di raggiungere determinate note. A volte quindi districarsi da neofita in questo ambiente purtroppo è un po’ difficile, ma i
bravi insegnati esistono, basta cercare e prestare attenzione e non affidarsi al primo che capita per pigrizia. Il corpo parla sempre in maniera molto chiara, se non si vedono progressi o peggio ancora la voce inizia ad avere problemi, se vi sentite costretti, demotivati, appesantiti o non trovate risposte chiare alle vostre domande significa che la vostra scelta non è stata corretta.

Chi si avvicina al mondo del canto per la prima volta, come può trovare un buon insegnante? Quali sono i campanelli d’allarme che ci fanno capire che stiamo imparando male o viceversa?

Guarda sul mio canale “l’anatomia per il cantante” ho realizzato proprio un breve video con quelle che io ritengo essere le regole fondamentali che possono farti capire se chi hai davanti è un bravo insegnate. Ovviamente le mie sono osservazioni personali che però credo possano fornire a chi si avvicina in prima battuta al canto alcune linee guida:
Un bravo cantante non è detto sia un bravo didatta, ma un buon insegnante di canto deve essere un bravo cantante. L’insegnamento richiede capacità di osservazione, di ascolto, esperienza, conoscenza
approfondita dei meccanismi che governano la voce. Il possedere una buona tecnica e l’avere un talento non è garanzia che chi li possiede sia anche in grado di trasferirlo ad un’altra persona. E’ per questo che un
bravo cantante può non essere un bravo didatta, ma un buon insegnante di canto deve per forza essere un bravo cantante. Si, perchè conoscere la teoria e riempirsi di nozioni senza averne esperienza diretta è
altrettanto limitante e infruttuoso. Un bravo isegnante deve avere esperienza diretta sul campo, essere INTONATO e ANDARE A TEMPO.

Avere un’ottima e approfondita conoscenza dell’anatomia e della fisiologia e di tutti i meccanismi che governano la voce. Il buon insegnante di canto è quello che sa trasferirti questo tipo di nozioni
educandoti al rispetto e alla conoscenza. La voce è uno strumento e come tale deve essere trattata, andresti mai da un insegnante di chitarra o pianoforte che nemmeno conosce come funziona il
proprio strumento?

Conoscere più metodi e tecniche possibili per facilitare il tuo apprendimento. Nel canto non esiste un metodo unico, ne esistono molti, ma questo probabilmente già lo saprai… il buon
insegnante di canto è quello che conosce questa grande varietà di metodi e che al momento giusto sa utilizzare quello che può essere più fruttuoso nel tuo percorso

Possedere una conoscenza per lo meno di base della teoria musicale e dell’armonia. Questo per metterti in condizione di comunicare in maniera corretta ed efficace con i musicisti.

Essere in grado di valorizzare la vocalità dell’allievo rispettandone l’individualità e i gusti.

Il buon insegnante di canto è colui che sa riconoscere i propri limiti e sa quando è il momento di lasciarti libero.

Parliamo di te: attualmente di cosa ti occupi?

In questo periodo di stop forzato causa pandemia globale mi sto ri dedicando alla didattica e lo sto facendo virtualmente attraverso il mio nuovo canale di youtube “l’anatomia per il cantante” (che è anche un LIBRO) dove mi sono proposta di creare video in cui parlo dell’anatomia e della fisiologia della voce e dove affronto le più svariate tematiche che riguardano la tecnica vocale e il canto anche avvalendomi dell’aiuto di grandi professionisti e medici famosi a livello nazionale come la Dott.ssa Silvia Magnani, il Dott. Alfonso Borragàn… Mi sto ri-dedicando alla didattica perchè negli ultimi anni ho lavorato molto come cantante e performer all’estero e dunque tutto il mio tempo era assorbito dall’attività live. Sono stata in tournee per 3 anni con uno spettacolo dedicato agli ABBA in cui rivesto il ruolo di Agnetha, la bionda del quartetto che mi ha sostanzialmente rapito e con cui dovremmo ripartire in tournee a partire dal prossimo Gennaio 2021. Attualmente sono in oltre nel cast del Cirque du Soleil con il quale avrei dovuto partire lo scorso Gennaio ma la cosa per ovvi motivi è stata interrotta, lavoro nei Marrano come produttrice e performer per lo spettacolo teatrale “con un pizzico di swing”, ho lavorato e lavoro come turnista e corista per pubblicità televisive o per progetti musicali inediti che necessitano di questo tipo di servizi, quando sono in Italian lavoro anche come corista in diverse cover band, ho un mio progetto di rock originale con cui ho
pubblicato tre dischi di inediti scritti da me e arrangiati dal produttore Inglese James D. Bell e usciti per l’All Out Music di Londra con lo pseudonimo di La Strange, e presto sarò di nuovo live con una fantastica
band con cui faremo cover hard rock.