Da NOTRE DAME a THE VOICE con una grazia sconfinata: l’intervista a ILARIA DE ANGELIS

Ilaria De Angelis è l’interprete di Notre dame de Parìs, certo, ma non solo. Conosciuta dal pubblico generalista attraverso The Voice, la cantante e attrice ha al suo attivo Jekyll & Hyde ed altri grandi musical. A questi si aggiungono alcuni ruoli televisivi, tra i quali Un posto al sole. L’intervista è effettuata in collaborazione con Eventsmaybe e la trasmissione “Quattro chiacchiere con…” di Marco Biasetti.

La video-intervista ad Ilaria De Angelis

intervista di Angela Volpe

Ilaria, tu sei entrata da giovanissima nel mondo dello spettacolo e hai avuto le più svariate esperienze, dalla recitazione agli spettacoli televisivi, musical, opera ecc… quale ricordi come più formativa?

Molto bella questa domanda, anche se faccio sempre fatica a rispondere. Sicuramente come impatto di palcoscenico e di scenario artistico Notre Dame de Paris è stata la prima esperienza veramente importante e grande, che ho fatto per più tempo. È lo spettacolo di cui ho fatto più repliche in assoluto, perciò è un’esperienza a cui sono tanto legata.

Un momento di Notre Dame

Ti ho vista sul palco dell’Arena di Verona con Notre Dame de Paris nei panni di Fiordaliso, ed eri già una cantante ad altissimo livello. Qualche anno dopo hai partecipato alla prima edizione di The Voice of Italy. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinta a partecipare? Ti è stato utile?

Ricordo l’esperienza a The Voice come diversa dalle altre cose che ho vissuto artisticamente. A The Voice sono capitata per caso, non ne conoscevo l’esistenza, all’epoca era diffuso all’estero e mi era capitato di vedere il meccanismo dei giudici di spalle, ma non sapevo che stesse arrivando in Italia e che stessero facendo i provini. In quel periodo non l’avevano pubblicizzato su larga scala, perciò erano alla ricerca di cantanti e una collega che aveva un progetto discografico all’attivo da far conoscere mi ha menzionata. Quando me ne ha parlato sono caduta dalle nuvole perché da una parte ne riconoscevo il valore, cioè la possibilità di farsi ascoltare senza che nessuno sappia cosa hai fatto prima, senza essere influenzati da quello che poteva essere il background (anche se gli autori e la redazione intervistano i partecipanti prima di arrivare davanti alle telecamere, perciò conoscono bene il tuo curriculum). Essere presentata al pubblico solo per come canto e non per quello che avevo fatto in precedenza per me era una bella sfida, che forse non è capitata in un periodo ideale, perché in quel momento non stavo preparando qualcosa di discografico quindi è stata un po’ un’occasione buttata via. Quando vai a un talent, pur con tutte le qualità che ti sono state riconosciute, è un peccato non avere un progetto o un’idea ben chiara di quello che stai proponendo. Però sono stata comunque contenta di aver fatto questa esperienza e di essermi misurata con quel tipo di programma.

Consiglieresti questa strada a chi vuole entrare nel mondo della musica?

Mi sento di dire che, se non per qualche progetto indipendente con qualche etichetta che lavora bene alle spalle, non vedo tante altre vie. Sono un po’ di anni che le case discografiche hanno poche possibilità di investimento a livello mediatico. e quindi il talent ti offre la possibilità di tagliare questi costi. Se se ne può fare a meno forse è meglio, perché non tutti abbiamo un carattere adatto per la tv. Occorre sapersi porre nel modo giusto e non tutti sono a proprio agio di fronte alla telecamere. Riconosco comunque che i talent sono una bella vetrina.

Nel 2000 sei stata tra le concorrenti di Miss Italia, quanto pensi che la tua bellezza abbia influenzato in modo positivo o negativo la tua carriera professionale?

All’epoca non c’erano i talent o dei programmi dove potersi proporre, se non la classica strada a Sanremo, o altri concorsi che non sempre avevano una credibilità. Ero attratta dalla televisione, dal potermi esprimere a 360 gradi, perciò ho utilizzato anche questa possibilità che però non era proprio adatta a me; me ne sono accorta quando ero già in trasmissione. Le esperienze servono anche per capire cosa va bene e cosa no. L’immagine, per me, più che una questione di estetica è una questione di coerenza: deve esserci una corrispondenza tra il tuo lato artistico e la tua immagine, per me è molto importante. In alcuni ruoli che mi sono trovata a ricoprire a teatro o nei musical era richiesto un certo tipo di estetica, alcune caratteristiche fisiche.

Fra tutte le persone che hai conosciuto nel mondo dello spettacolo, ce n’è una che ti ha ispirata o che è stata particolarmente importante per te, a livello umano e professionale?

Se ho davanti qualcuno che mi può insegnare qualcosa catturo tutto molto volentieri e ne faccio tesoro. Ho conosciuto tantissime persone non solo in campo musicale o attoriale, ma anche registi, redattori, truccatori, parrucchieri e le varie maestranze. Ho cercato di apprendere qualcosa di utile da ognuno.

Ti è rimasto un sogno nel cassetto?

Ne ho più di uno, ma sicuramente in questo momento uno dei miei sogni è scrivere uno spettacolo tutto mio e poterlo anche dirigere, visto che da un po’ di anni mi sono data alla regia. Mi piacerebbe un musical stile off Broadway, quindi pochi attori, o pochi cantanti/attori, magari anche della musica dal vivo, che ormai sta un po’ scarseggiando e mi dispiace molto. Uno spettacolo dove ci sia recitazione e canto con una storia emozionante, con una messa in scena che non abbia bisogno di grandi palcoscenici o grande platee, che possa essere visibile anche in teatri più piccoli.

La De Angelis in Casanova

Se potessi scegliere un qualsiasi artista che lavorasse nel tuo spettacolo, chi sarebbe e perché?

Io avrei pescato fra i miei colleghi, ho conosciuto persone con cui mi sono trovata molto bene, ad esempio Cristian Ruiz, che è un bravissimo performer o Francesco Antimiani. Conosco anche molte donne brave che potrei coinvolgere. Famosi non saprei, potrebbe essere Giancarlo Giannini, ma ce ne sono tanti altri, dipende da chi riuscirebbe ad adattarsi meglio alla storia.

C’è un’esperienza che non rifaresti? Perchè?

Senza voler rinnegare le mie scelte sbagliate, credo che non finirei l’università, perché sento di aver perso un po’ di tempo, sento che in quegli anni avrei potuto fare qualcos’altro più inerente al mio settore. Ho iniziato in punta di piedi a entrare nel mondo dello spettacolo e ci ho messo un po’ a capire che non era solo una passione, che avrei potuto vivere di questo. Forse ci ho pensato un po’ troppo, per testardaggine o eccesso di prudenza ho voluto finire gli studi perdendo un po’ di occasioni. Magari ci sono degli spettacoli che avrei potuto non fare, ma si impara dagli errori e va bene così.

Dentro o fuori

Blues o Funky

E’ difficile questa, dirò funky non tanto per un gusto musicale ma perchè quando ho iniziato ad affacciarmi al mondo della musica era il genere predominante, collegato al tiro, al groove. Non rinnego il blues, però il funky mi ricorda le origini, quello che mi capitava di cantare con le prime band e mi ha dato versatilità.

Spielberg o Tarantino

Amo tutti e due, adoro Spielberg ma mi sento più Tarantino, lo dico con umiltà, tra i due personaggi forse mi sento più simile a quel tipo di visione del mondo.

Fiordaliso o Esmeralda

Ho interpretato Fiordaliso, ma facevo il tifo per Esmeralda, che sicuramente è l’eroina dello spettacolo.

Fisico o digitale

Digitale, sposo le tecnologie attuali.

Brad Pitt o Giuseppe Conte

Brad Pitt tutta la vita! Riconosco che abbiamo un premier affascinante, lo trovo una persona molto raffinata ed elegante, ma Brad Pitt è un parametro di bellezza e fascino che non teme il tempo.

Ti ringrazio tantissimo Ilaria per la tua disponibilità e ti auguro il meglio per la tua carriera.

Grazie a voi, buona quarantena e speriamo di poter tornare presto a una normalità con maggiore consapevolezza.